ETA’ ANTICA

    ETA’ ANTICA

    Nota come la “culla dei Veneti antichi”, l’antica Ateste, la città più popolata tra quelle cui una delle principali civiltà dell’Italia Settentrionale aveva dato vita a partire dal X sec. a.C., insediandosi nei pressi delle rive dell’Adige, deve il suo nome proprio al grande fiume (Athesis, Ateste, Este) che le scorreva accanto fino all’ esondazione del 586 d.C. [Nella foto:Vaso a forma di palmipede – fine IX inizi VIII sec. a.C. – Museo nazionale Atestino di Este]

    ETA’ ROMANA

    ETA’ ROMANA

    Già alleata dei Romani, Ateste si trasforma da municipium in colonia quando i veterani di Augusto, reduci dalla battaglia di Azio del 31 a.C., vengono premiati con la concessione di territori in loco. La civiltà romana inizia a diffondersi pacificamente. Vengono realizzate strade consolari importanti (via Annia e via Aemilia-Altinate che conducevano ad Aquileia) e quartieri pubblici e privati. [Nella foto:Medaglione aureo di Augusto – fronte/retro – 2 a.C. – Museo nazionale Atestino di Este]

    Nell’Area Archeologica di Via Tiro a Segno oggi sono visibili resti di domus romane, a carattere anche commerciale, all’interno di uno dei quartieri residenziali della Este romana del I secolo d.C. [Nella foto: Mosaico dei nuotatori – seconda metà I sec. a.C. – Museo nazionale Atestino di Este]

    Il grande fiume torna ad essere il responsabile del destino della Città quando ne provoca il rilevante dissesto idrogeologico, facendole perdere la sua fisionomia e riducendola ad un modesto centro agricolo, causandone a più riprese lo spopolamento e l’abbandono nei lunghi secoli che seguono l’epoca romana (III-IX sec. d.C.). [Nella foto: Vaso Alfonsi – fine VI-inizi V sec. a.C. – Museo nazionale Atestino di Este]

    MEDIOEVO

    MEDIOEVO

    Sarà il feudatario Azzo II, della dinastia degli Obertenghi, a dare il via alla rinascita della Città, costruendo intorno alla metà dell’XI sec. un primo castello difensivo sulla collina dove sorgevano i resti di un castrum romano. Nei secoli successivi il casato accresce sempre più il suo potere e i suoi domini territoriali e per conseguenza anche il castello viene ampliato e trasformato in una fortezza dalle proporzioni significative, così come ci rappresenta la lunga cinta muraria pervenuta intatta ai giorni nostri. Nel 1249 il castello dei Marchesi Estensi, che avevano preso il nome dalla Città della quale erano diventati i signori, subisce una devastante distruzione a causa dell’assedio di cui l’aveva stretto l’acerrimo nemico Ezzelino da Romano, che già lo aveva seriamente danneggiato nel 1238.

    Saranno, però, i Padovani ad allontanare per sempre gli Estensi dalla Città qualche decennio più tardi, costringendo Azzo VII a riparare a Ferrara (città della quale era già diventato signore) e a stabilirsi là dove la dinastia degli Estensi conobbe la maggiore fama. Uscita di scena la famiglia di Principi che tanta prosperità, benessere e lustro aveva procurato alla città e ai suoi territori nel periodo del proprio governo, Ubertino da Carrara, signore di Padova, ricostruisce e amplia il castello a partire dal 1339. Tuttavia, durante il dominio dei Carraresi, Este non ricoprirà più il ruolo di centro politico e amministrativo di rilievo che in più occasioni era stato determinante per la storia medievale italiana del primo periodo estense.

    ETA’ VENEZIANA

    ETA’ VENEZIANA

    Nel 1405 la Città si sottomette alla Repubblica di Venezia ed inizia così un periodo fecondo di pace, prosperità, ricchezza economica e sviluppo demografico. La Città viene protetta con una cinta muraria (tracce eloquenti sono riconoscibili oggi lungo il corso del Canale Bisatto) e a questo periodo appartiene anche la realizzazione di alcuni dei più notevoli edifici civili e religiosi, oltre a pregevolissime opere d’arte, visibili ancora oggi.

    La produzione di ceramica artistica di Este ottiene il riconoscimento dei ‘Cinque Savi della Mercanzia‘ di Venezia e vive il suo momento di maggiore splendore creativo. La Città diventa anche la sede preferita di villeggiatura di nobili famiglie veneziane di cui oggi si possono apprezzare residenze e testimonianze culturali.

    DALL’800 A OGGI…

    DALL’800 A OGGI…

    Nel 1829 l’Imperatore d’Austria concede a Este di fregiarsi del titolo di “Città”. E’ un’ulteriore spinta per lo sviluppo civile, culturale, industriale e dei servizi del centro atestino. Continuano le scoperte archeologiche, in particolare di corredi tombali, che fanno luce sulla civiltà madre dei Veneti storici: con il ritrovamento della Situla Benvenuti (1876), il vaso funerario che racconta su bronzo sbalzato e cesellato scene di vita quotidiana della società Veneta antica, si inaugura l’era degli scavi scientifici che contribuiranno a comporre l’eccezionale patrimonio del Museo Nazionale Atestino, consegnando ai nostri giorni anche l’incomparabile Necropoli di Santo Stefano, a due passi dal Castello, e l’area archeologia del quartiere pubblico romano, a sud-ovest dell’attuale centro urbano. [Nella foto: Situla Benvenuti con coperchio – fine VII sec. a.C. – Museo nazionale Atestino di Este]

    Nel 1866 la Città viene annessa al Regno d’Italia. In seguito Este ha continuato a partecipare in veste di protagonista a tutte le vicende della storia italiana più recente, persistendo nel suo sviluppo e continuando ad essere un centro di riferimento sotto vari aspetti, così come lo era nel suo passato antichissimo.[Nella foto:Orologio tascabile e diagramma – seconda metà I sec. d.C. – Museo nazionale Atestino di Este]

    NERKA, paleo-imprenditrice di successo.

    Prima imprenditrice della storia veneta, femminista ante litteram, single di successo e lavoratrice operosa: questo sembrano dirci i reperti archeologici a proposito di Nerka Trostiaia, nobildonna vissuta a Este nel III secolo a.C. Al Museo Nazionale Atestino di Este è custodita la sua tomba: i suoi gioielli, accessori, suppellettili ci parlano di una vita attiva, creativa e votata al lavoro nella quale Nerka ha certamente goduto di un indiscusso prestigio e di certo successo. La sua storia emerge da ogni particolare di questa specie di casa fedelmente ricostruita. La camera da letto ospita una situla in bronzo con le ossa della defunta, oltre a stoffe e spontuosi gioielli in oro, argento, ambra e osso. L'angolo del banchetto sorprende con vasi, coppe, brocche, bicchieri e tutti gli accessori per la tavola. Poi il focolare con alari e pinze, e ancora il coltello e l'ascia per macellare gli animali al banchetto. Infine la "bottega" con tutti gli attrezzi simbolici in bronzo per filare e tessere. Di gran pregio un sedile in bronzo con decorati dei cavalli in corsa: tra le migliaia di tombe scoperte a Este e Padova nessuna può competere per fasto e completezza con quella di Nerka. Il mistero ed il fascino di questa figura sono accresciuti dal fatto che sembra non ci sia stato un uomo accanto a lei. I gioielli celtici, i vasi etruschi da banchetto e il cratere attico che campeggia all’esterno parlano della mentalità “internazionale” di Nerka, probabilmente un’imprenditrice del tessuto in perfetta tradizione veneta. La sua importante bottega era forse un atelier di moda? Chissà che Nerka non sia stata una vera e propria stilista dell'epoca.

    MUSEO NAZIONALE ATESTINO

    BEATA BEATRICE, protettrice di Este, monito di bontà e grande spiritualità.

    Da non confondersi con la più conosciuta ma anche più frivola omonima (quella Beatrice d'Este vissuta tra il XV e il XVI secolo alla corte di Milano), questa Beatrice è stata definita dal grande filologo Gianfranco Folena “la più celebrata dai poeti come esempio di bellezza, di grazia e di virtù senza pari”. Figlia del marchese Azzo VI e di Sofia di Savoia, Beatrice fu per bellezza e soavità di spirito musa ispiratrice per molti dei trovatori ospiti della corte estense. Tanti i poeti che la corteggiarono in versi provenzali, dal tolosano Aimeric de Peguilhan, a bolognese Rambertino Buvalelli, che definì la giovane nobildonna Beatrice «il fiore più bello d’ogni altro fiore». Gli omaggi poetici a Beatrice cessarono quando la giovane decise di abbandonare la corte per rifugiarsi nel monastero di S. Margherita di Salarola, vicino al castello di Calaone; un anno dopo fondò un altro monastero sul monte Gemola. Dopo cinque anni trascorsi in preghiera e penitenza, morì nel maggio del 1226. Oggi le spoglie di Beatrice riposano nel Duomo di Este dove furono trasferite nel 1957 dalla chiesa di Santa Sofia a Padova. Alla traslazione partecipò anche Angelo Roncalli, che l’anno dopo sarebbe diventato papa Giovanni XXIII.

    Scopri di più su Beatrice:  Visita il Duomo di Este!